Caratteristiche biochimiche dei virus.
I virus sono pacchetti di acidi nucleici infettivi circondati da un rivestimento protettivo, sono i più efficienti parassiti intracellulari capaci di autoriprodursi.Al contrario delle cellule non sono in grado di generare energia metabolica ne di sintetizzare proteine; una particella virale o virione, è costituita da una o più molecole di DNA o di RNA avvolte da un rivestimento proteico e a volte anche da altri rivestimenti supplementari di struttura assai complessa e formati da carboidrati, lipidi e proteine.
Nei virus sono distinguibili due fasi diverse: la fase extracellulare e quella intracellulare; i virioni, che rappresentano la fase extracellulare, possiedono solo pochi enzimi o possono esserne del tutto sprovvisti e non possono riprodursi indipendentemente da cellule viventi.
Durante la fase intracellulare i virus esistono essenzialmente sotto forma di acidi nucleici in replicazione, i quali inducono il metabolismo dell’ospite a sintetizzare i componenti del virione; le eventuali particelle virali mature, o virioni completi, sono poi liberati all’esterno.
Struttura dei virus
Tutti i virioni sono costruiti intorno a un nucleo-capside formato da acido nucleico, DNA o RNA, situato all’interno di un rivestimento proteico detto capside che protegge il materiale genetico virale e ne facilita il trasferimento da una cellula all’altra.
In base alla struttura del virione e alle caratteristiche morfologiche del capside è possibile individuare quattro gruppi principali: virioni con capside icosaedrico; elicoidale; dotati di envelope; virioni complessi; questi ultimi hanno una simmetria capsidica che non è del tutto icosaedrica ne elicoidale, presentano struttura con una coda come molti batteriofagi, oppure una membrana che circonda l’acido nucleico.
virioni con capside icosaedrico.


Recentemente è stato dimostrata l’esistenza le varie modalità di costruzione di un capside icosaedrico; la maggior parte dei capsidi icosaedrici sembrano contenere sia pentameri sia esameri, ma esistono virus formati esclusivamente da pentameri, come ad esempio il virus SV40, un piccolo virus delle scimmie a doppio filamento di DNA appartenente ai plyomavirus;


capside di SV40; i 12 pentameri al vertice dell’icosaedro sono in bianco, mentre i pentameri non al vertice sono, con le loro rispettive catene polipeptidiche, in colori diversi.
(figura di destra): un pentamero con i bracci protesi verso l’esterno.
Capsidi a simmetria elicoidale.
I capsidi a simmetria elicoidale assomigliano a dei cilindri cavi con pareti proteiche; ne costituisce un esempio il virus del mosaico del tabacco; i protomeri, costituiti da un’unica proteina, si associano fra loro con andamento elicoidale o a spirale, formando un tubo lungo e rigido di 15-18 nm di diametro per 300 nm di lunghezza.
L’RNA che costituisce il materiale genetico virale si trova all’interno del capside, ripiegato a spirale e associato con alcune subunità proteiche; il diametro del capside è determinato dalle dimensioni, dalla forma e anche dalle interazioni dei protomeri, mentre l’acido nucleico sembra determinare la lunghezza del capside a simmetria elicoidale, dal momento che questo non supera di molto la lunghezza del DNA o di RNA che si trova all’interno.
Envelope ed enzimi virali.
Molti virus animali, alcuni vegetali e almeno un virus batterico possiedono un rivestimento esterno membranoso detto envelope ; l’envelope dei virus animali ha generalmente origine dalla membrana nucleare o plasmatica della cellula ospite.
I lipidi e i carboidrati presenti nell’involucro sono normali costituenti cellulari, mentre le proteine sono codificate da geni virali e possono sporgere dalla superficie dell’envelope come spicole o peplomeri e sembrano partecipare al processo di attacco del virus sulla superficie della cellula ospite.
Dal momento che l’envelope è una struttura membranosa e flessibile, la forma di questi virus dotati di envelope mostra spesso un certo grado di variabilità ed esso sono detti pleomorfi.
Alcune specole hanno attività neuroamminidasica che probabilmente media il passaggio del virus attraverso gli strati mucosi dell’epitelio respiratorio per raggiungere la cellula ospite; mentre altre specole sono portatrici di una proteina diversa, chiamata emoagglutinina perché capace di legare il virione ai globuli rossi e dare così emoagglutinazione e che probabilmente partecipa al processo di attacco del virus alla cellula ospite.
Le ricerche virologiche hanno dimostrato l’esistenza, specialmente nei virus animali dotati di envelope, di alcuni enzimi associati al capside, che in genere, sono implicati nella replicazione degli acidi nucleici, ne consegue che malgrado l’assenza di un metabolismo vero e proprio e l’incapacità di riprodursi in modo indipendente, i virus possono portare con sé uno o più enzimi essenziali al completamento del loro ciclo vitale.


Virus con capsidi a simmetria complessa.
La maggior parte dei virus hanno capsidi icosaedrici o elicoidali, ma ne esistono altri il cui capside non è assimilabile ne all’una ne all’altra categoria come ad esempio i poxivirus e i grandi batteriofagi.
Essi possiedono una struttura interna eccezionalmente complessa e una struttura esterna di forma ovoidale o a mattone; il doppio filamento di DNA (dsDNA) è associato a proteine e racchiuso in un nucleoide, con struttura centrale a forma di disco biconcavo circondata da membrana; due corpi ellittici o laterali si trovano interposti tra il nucleoide e l’involucro esterno formato da una membrana, ai quali si aggiunge uno spesso strato ricoperto da un insieme di tuboli e fibre.
Acidi nucleici.
I virus sono, per quanto riguarda le caratteristiche del materiale genetico, entità estremamente flessibili, infatti in essi sono presenti tutte e quattro le possibili combinazioni di acido nucleico: DNA o RNA, entrambi, a singolo o doppio filamento.
Nei virus animali sono state osservate tutte le diverse tipologie , mentre di norma i virus vegetali sono principalmente a singolo filamento di RNA.
Nella maggior parte dei virus a DNA il genoma è costituito da un singolo filamento (dsDNA); questo può essere lineare, magari modificato in vari modi oppure circolare; per quanto riguarda la maggior parte dei virus a RNA il materiale genetico è rappresentato da un singolo filamento di RNA (ssRNA), la cui sequenza può essere identica all’mRNA virale e in tal caso il filamento è detto filamento + o filamento positivo; se invece il filamento genomico è complementare all’mRNA, esso viene detto filamento – o filamento negativa.
Molti di questi genomi a RNA sono segmentati, suddivisi cioè in più parti, ciascuna delle quali si ritiene codifichi per una proteina diversa; probabilmente tutti i segmenti sono di solito, inclusi nello stesso capside, anche se in alcuni virus il numero dei segmenti può arrivare a 10 e anche a 12..
Riproduzione dei virus.
Assorbimento dei virioni.
La capacità di un virus di infettare una cellula è in gran parte dipendente dalla possibilità di legarsi alla cellula ospite e quindi la distribuzione dei recettori proteici ha una importanza critica nella specificità esibita dai virus animali sia per il tessuto sia per l’ospite stesso.
Le proteine della cellula ospite che servono da recettori per l’attacco dei virus non hanno caratteristiche ben definite, ma sono comunque proteine superficiali necessarie alla cellula ospite; a volte penetrano per endocitosi; essi ingannano la cellula attaccandosi a molecole di superficie che vengono normalmente captate per endocitosi, trasportando con sé anche il virus che penetra così in modo passivo.
Generalmente queste proteine superficiali della cellula ospite sono recettori per ormoni e per altre importanti molecole essenziali per la funzione del ruolo della cellula nell’intero organismo.
Il sito di legame sulla superficie del virus può essere rappresentato semplicemente da una proteina strutturale del capside o da un insieme di queste proteine; in alcuni virus, per esempio, i poliovirus e i rhinovirus, il sito di legame giace sul fondo di una depressione o avvallamento della superficie.
Il sito può così legarsi alle porzioni più sporgenti della cellula ospite, ma non può essere raggiunto dagli anticorpi dell’ospite; in altri casi il virus aderisce alla cellula ospite mediante particolari strutture che si proiettano verso l’esterno, come ad esempio le fibre che si estendono dagli spigoli degli icosaedri degli adenovirus o le spicole dei virus dotati di envelope.
penetrazione e spogliazione.
Il meccanismo di penetrazione e spogliazione resta ancora da spiegare con precisione; probabilmente esistono tre modi diversi per entrare all’interno della cellula ospite.
Dopo l’adsorbimento sulla membrana plasmatica possono verificarsi, in alcuni virus privi di envelope come il poliovirus, alcuni importanti mutamenti della struttura del capside che porta alla liberazione nel citoplasma del solo acido nucleico; mentre l’envelope del paramixovirus e probabilmente anche di altri virus dotati di envelope, sembra fondersi direttamente con la membrana plasmatica della cellula ospite depositando il nucleocapside sulla matrice citoplasmatica.
Una polimerasi virale associata al nucleocapside inizia quindi a trascrive l’RNA virale quando ancora è all’interno del capside; tuttavia la maggior parte dei virus con envelope può penetrare nella cellula con un terzo meccanismo: internalizzazione per inghiottitura, ovvero endocitosi mediata dall’attacco del recettore specifico che porta alla formazione di vescicole rivestite.
Queste originano quando i virioni aderiscono a cavità rivestite, porzioni specializzate della membrana plasmatica ricoperte sul lato citoplasmatico da una proteina detta clatrina; le cavità si introflettano formando delle vescicole contenenti le particelle virali.
Una volta raggiunto il citoplasma, l’acido nucleico virale può essere rilasciato dal capside oppure iniziare a svolgere la propria attività quando ancora è attaccato alle strutture capsidiche.
La maggior parte dei virus con envelope può penetrare nella cellula per endocitosi mediata dall’attacco al recettore specifico che porta alla formazione di vescicole rivestite, che si fondono con lisosomi appena viene rimossa la clatrina che le riveste.
Una volta raggiunto il citoplasma , l’acido nucleico virale può essere rilasciato dal capside oppure iniziare a volgere la propria attività quando è ancora attaccato alle strutture capsidiche.
Malattie virali dell’uomo.
Le malattie virali dell’uomo possono essere trasmesse per:
- attraverso l’aria e interessare direttamente o indirettamente il sistema respiratorio; entrano in questo contesto: varicella, rosolia, influenza, morbillo, parotite, le sindrome respiratorie, le polmoniti virali e il vaiolo.
- trasmissione da uomo a uomo attraverso artropodi vettori: alcune encefaliti, la febbre da zecca del Colorado e la febbre gialla.
- per contatto diretto da ospite a ospite: AIDS, herpes labialis, raffreddore comune,malattia da inclusione citomegaliche, herpes genitalis, alcune leucemie, mononucleosi infettiva, la rabbia e le epatiti virali.
- attraverso gli alimenti e l’acqua e che crescono nell’apparato intestinale o che semplicemente lo attraversano: gastroenteriti virali, epatite infettiva e la poliomielite.
- infezioni lente a lungo periodo di incubazione causate da alcuni lentivirus o prioni: malattia di Greutzfeldt-Jakob, il Kuru, la leucoencefalopatia multifocale progressiva, la sindrome di Gertsmann-Stra-ssler-Scheinker e la panecefalite sclerosante subacuta.
- le verruche.
Malattie trasmesse per via aerea.
Varicella ed herpes Zoster: la varicella è una malattia altamente contagiosa della cute, che colpisce prevalentemente i bambini di età compresa fra 2 e 7 anni di età.
L’agente eziologico del virus è un membro della famiglia Herpesviride, che viene contatto attraverso l’inalazione di goccioline infette da parte dell’apparato respiratorio.
Gli individui che superano l’infezione risultano immuni a questa malattia ; tuttavia essi non si sono liberati del virus, che può permanere al loro interno anche dopo la guarigione.
Alcuni di questi virus si trovano, sotto la forma di DNA virale, in uno stato di latenza all’interno dei nuclei dei neuroni sensitivi nei gangli delle radici dorsali; tale condizione viene indicata come infezione latente.
Durante il periodo di latenza il DNA virale permane nelle cellule infette, mentre non è possibile individuare nell’ospite la presenza di virioni.
I virus possono andare incontro a riattivazione quando i soggetti infetti vengono a trovarsi in condizione di immunodeficienza (AIDS), oppure se vengono sottoposti a stress psicofisici.
In questo caso i virus migrano perifericamente lungo il decorso dei nervi sensitivi e danno luogo a una replicazione virale che determina, a ondate successive, eruzioni vescicolari dolorose.
Questa manifestazione locale di riattivazione della varicella è detta varicella zoster (fuoco di Sant Antonio); colpisce spesso soggetti che hanno subito interventi di cardiochirurgia, a causa del notevole stress che consegue a questo tipo di tecniche chirurgiche.
Rosolia: l’agente eziologico è il virus a RNA a singolo filamento, membro della famiglia Togaviride; la trasmissione si verifica per diffusione del virus presente nelle goccioline eliminate con le secrezioni nasofaringee dalle persone infette.
Dopo l’infezione e dopo un periodo di incubazione che varia da 12 a 23 giorni, compare la classica sintomatologia caratterizzata da febbre moderata e dal caratteristico esantema con piccole macule rosse che permangono non più di tre giorni; la comparsa dell’esantema è contemporanea allo sviluppo dell’immunità e alla scomparsa del virus dal sangue.
La rosolia può rappresentare una malattia estremamente dannosa se contratta durante il primo trimestre di gravidanza, in quanto può portare alla nascita di feti morti, all’aborto spontaneo e a una serie di malformazioni congenite.
Influenza:
Una complicanza occasionale dell’influenza, della varicella e di qualche altra malattia virale che colpisce i bambini al disotto dei 14 anni è: la sindrome di Reye e Guillain-Barré.
Sindrome di Reye.
Dopo la comparsa dell’infezione iniziale, il bambino manifesta vomiti insistenti e ripetute crisi convulsive seguito da delirio e coma; dal punto di vista patologico il cervello appare notevolmente rigonfio con lesioni ai mitocondri neuronali, il fegato presenta una grave infiltrazione grassa, si ha un innalzamento del livello di ammoniaca nel sangue e un incremento delle transaminasi sieriche glutammico-piruviche e glutammico-ossalacetiche.
Alcuni bambini possono presentare una guarigione spontanea che comporta tuttavia la permanenza di deficit neurologici, come un deterioramento delle capacità intellettive, crisi epilettiche ed emiplegia; il tasso di mortalità varia dal 10 al 40% dei casi.
Si sospetta che l’aspirina o altri prodotti farmaceutici contenenti salicilati, assunti per abbassare la febbre virale iniziale, aumentino la possibilità di contrarre la sindrome di Reye.
Sindrome di Guillain-Barré.
È un’altra condizione morbosa che interessa il sistema nervoso centrale e che è associata a infezioni influenzali.
In questa patologia l’individuo presenta una reazione di ipersensibilità ritardata sia alla vera e propria infezione virale sia al vaccino antinfluenzale; il virus, o l’antigene virale presente nel vaccino, danneggia le cellule di Schwann che rivestono ogni assone mielinico dei nervi periferici, provocando così una demieliniazzazione, ciò porta a quella che è una caratteristica principale di questa malattia: una polineuropatia con debolezza simmetrica alle estremità e un deficit sensitivo; fortunatamente la guarigione è in genere completa perché le cellule di Schwann sono in gradi di proliferare e avvolgere quindi i nervi demielinizzati.
Morbillo:
il virus del morbillo della famiglia Paramyxoviride, viene trasmesso con le secrezioni respiratorie di persone infette e penetra nel corpo attraverso il tratto respiratorio o la congiuntiva.
Sindromi respiratore e polmoniti virali: gli agenti infettivi sono detti virus respiratori acuti, che nell’insieme provocano un’ampia varietà di manifestazioni cliniche tra cui: la rinite, la laringite e la bronchite; si ritengono responsabili di tali malattie i virus quali: adenovirus, coxachkievirus A e B, virus dell’influenza, parainfluenzali, poliovirus, virus respiratorio sinciziale e reovirus.
Il virus respiratorio sinciziale (RSV), viene spesso considerato il più pericoloso agente causale di infezione respiratoria nei bambini più piccoli; è un membro della famiglia Paramixoviridae che è costituito da virus a RNA, provvisto di rivestimento contenete due glicoproteine che formano delle proiezioni di superficie.
Una delle due proteine è una grossa glicoproteina, detta proteina G, responsabile del legame del virus alla cellula ospite; l’altra glicoproteina, proteina di fusione o F, è responsabile della fusione del rivestimento virale con la membrana plasmatica della cellula ospite e quindi della penetrazione del virus.
La sorgente del virus respiratorio è rappresentata dalle secrezioni respiratorie dell’uomo; la sintomatologia è rappresentata da un esordio acuto con febbre, tosse, rinite e congestione nasale, nei neonati e nei bambini più piccoli la malaria spesso evolve in bronchite o polmonite virale.
Il nostro corpo compie quotidianamente oltre 200 milioni di processi biochimici; ogni singolo processo viene gestito da un enzima specifico prodotto dall’organismo stesso. La vita è l’interazione costante di tutti i processi realizzati dagli enzimi nell’organismo umano, e non solo: senza enzimi, i semi non germoglierebbero, la frutta non maturerebbe, le foglie non cambierebbero di colore, gli esseri viventi non si riprodurrebbero etc.
Tutte le situazioni fin qui esposte sono dipendenti ad una classe di proteine attive denominate ENZIMI; essi catalizzano le centinaia di reazioni consecutive delle vie metaboliche attraverso cui le molecole delle sostanze nutritive vengono degradate, l’energia chimica viene conservata e trasformata e le macromolecole vengono sintetizzate da precursori semplici.

Gli enzimi sono la forza lavoro dell’organismo, forza lavoro di costruzione e di pulizia. Una deplezione, o peggio ancora, una mancanza di alcuni enzimi porta a invecchiamento, malattia e perfino alla morte. Potremmo dire che la malattia è l’interferenza nell’interazione armonica degli enzimi.
Gli enzimi hanno anche una immensa importanza pratica , specialmente nelle malattie genetiche ereditarie e intervengono direttamente nelle anomalie e danni cellulari.
Non tutte le reazioni cataboliche che interessano la cellula avvengono nel medesimo compartimento subcellulare, e dato che i diversi enzimi si trovano in comparti differenti della cellula, il flusso dei componenti chimici viene canalizzato sia fisicamente che chimicamente.
Una forma comunissima di regolazione è costituita dall’inibizione a feedback, velocemente reversibile, che il prodotto finale di un certo percorso metabolico esercita sul primo enzima della catena vedi diapositiva.
Una forma di regolazione più durevole è basata come ad esempio la fosforilazione.
In collaborazione fra di loro i meccanismi di regolazione possono provocare mutamenti di lunga durata.
Specificità degli enzimi
Sono sostanze vitali che accelerano le reazioni biochimiche dell’organismo; e sono creati nelle varie parti del corpo a seconda delle necessità; sono proteine ad alto peso molecolare create dagli organismi viventi e precisamente dalle cellule, dai funghi, dai batteri autoctoni
Gli enzimi non prodotti dalle cellule dell’ organismo, non vengono assimilati se non ad una bassa percentuale, perciò l’introduzione di un enzima sintetico o isolato da batteri, funghi o vegetali e introdotto senza l’ausilio del suo substrato, dei coenzimi specifici, delle sue vitamine non ha valore alcuno sull’efficacia dello stesso.
La scarsità di enzimi viene vista comunemente in pazienti sofferenti di malattie croniche: allergie, intolleranze alimentari, disturbi cutanei, obesità, malattie cardiache, cancro etc. Molti ricercatori sono convinti che, potenzialmente, tutte le malattie sono ricollegabili ad una mancanza enzimatica; senza enzimi il corpo non può funzionare e questo accade specialmente a livello cellulare, poiché i nutrienti essenziali non possono essere portati dove se ne ha bisogno.
Quando un danno genetico si affaccia, soprattutto a livello cellulare, si hanno delle trasformazioni che possono cambiare l’insieme delle sequenze amminoacidiche e questi cambiamenti di solito hanno dei nomi e degli effetti spiacevoli: invecchiamento accelerato, insorgenza di condizioni che riducono le risposte immunitarie e fenomeni ascrivibili ad alcune classi di tumori.
Se prendiamo in considerazione il coordinamento del catabolismo cellulare e la sua biosintesi, osservando la figura sotto riportata possiamo farci un idea dei numerosi percorsi enzimatici che la stessa compie.

Omeostasi termodinamica.
In un sistema tecnico chiuso le collisioni casuali di molecole (movimenti di Brown) con il tempo instaurano un equilibrio termodinamico stabile In un sistema biologico aperto non si tratta prevalentemente di collisioni (traslatorie) tra molecole, ma di continue variazioni spontanee (non aleatorie) di stati d’ordine interdipendenti (p.es. oscillanti) con proprietà auto catalitiche (catalizzatore: stimola processi senza modificarsi). La componente spontanea è legata a stati d’ordine (strutture) in sè labili (non verso il caos, ma verso altre strutture o stati d’ordine).
Trattandosi, nella matrice basale di un sistema termodinamicamente aperto con continue variazioni di afflussi e deflussi materiali ed energetici, idealmente si imposta un equilibrio labile continuamente variato per via di innumerevoli processi autoregolativi passivi
Questo stato Ë energeticamente mantenuto fino quando entalpia (produzione ≤ energetica) e entropia (consumo energetico) si bilanciano.
Deviazioni reattive patologiche
La reattività di un tale sistema dipende essenzialmente dalle sue capacità entalpiche (produttive) e dalle sue esigenze entropiche (consumistiche).
Un eccesso di entalpia (produzione energetica); quindi un’ipereattività del sistema diminuisce smisuratamente l’ordine (struttura) e trova la sua espressione in stati strutturalmente riducenti del tipo:
- malattie acute.
- infiammazioni
- allergie
- reumatismi
- neoplasie.
Un eccesso di entropia (consumo energetico), quindi un’iporeattività del sistema aumenta smisuratamente l’ordine (struttura) e trova la sua espressione in stati strutturalmente fossilizzanti e forme patologiche come:
- sclerosi
- gelatinosi
- sarcomi.
Questo stato è energeticamente mantenuto fino quando entalpia (produzione energetica) e entropia (consumo energetico) si bilanciano.
Altri processi biofisici
Oltre ai processi biofisici di spostamento materiale tramite osmosi e differenze di carica e oltre ai processi energetici coinvolti ci sono altri processi biofisici essenziali che si occupano dei meccanismi di regolazione basale:
- Mantenimento di potenziali di membrana Locale, in collaborazione con le cellule adiacenti tramite le pompe sodio/ potassio delle membrane cellulari e il rifornimento delle relative sostanze (Na, K), energia (per lo spostamento dei ioni) e informazioni (per aprire e chiudere i canali nelle membrane
- Mantenimento di valori di acidità Qualsiasi stimolo irritante (meccanico, sostanziale, ionizzante, energetico, germinale, ) induce una reazione locale della matrice basale del tipo acidosi. I due tipi di fibroblasti (reticulociti grandi e piccoli) concorrono al mantenimento dell’omeostasi acidica locale, l’una verso l’acidosi, l’altra verso l’alcalosi.
Processi biochimici.
Tamponamento di radicali liberi extracellulari
Il metabolismo di organismi a respirazione d’ossigeno crea grandi quantità di radicali liberi, nella maggior parte provenienti dalla decomposizione di glucosio e dalla formazione di ATP.
Gli organismi hanno sviluppato potenti sistemi di antiossidanti per tamponarli.
- All’interno della cellula: perossidismutasi, catalasi, glutationeperossidasi.
- Extracellulare: acido ascorbico (Vit.C), Vit.A, Vit.E.
- Metabolismo sistemico: urea/acido urico.
Quando non riescono più, l’acidosi fa scattare meccanismi regolatori superiori e sempre più distanti (nel senso di una reazione a catena) fino a coinvolgere tutto il sistema.
Con uno schema molto semplice, riportato nella pagina seguente, si tende a presentare l’azione dei radicali liberi sul nostro sistema omeostatico.

Deposito di sostanze nutritive
I proteoglicani sono capaci ad accumulare scorie metaboliche di tutte e quattro le sostanze nutritive:
- Idrocarburi come glucosio o lattosio.
- Proteine come gruppi -NH-.
- Grassi in forma di acidi lipidici.
- Acqua in forma cristallina (thixiotropio) nei domini dei proteoglicani
Superando una certa concentrazione di dette sostanze nella matrice basale impediscono il passaggio di metaboliti tra vasi e cellule: micro- e macroangiopatie, endoarterite obliterans, claudica tiointermittens, coronarite
Comunque questi depositi smisurati impediscono una regolazione basale funzionante.
Le capacità individuali per la rigenerazione sono molto variabili per decomposizione enzimatica proteolitica e idrolitica effettuata da lisosomi di granulociti neutrofili o macrofagi.
I prodotti Citozym, Ergozym, Propulzym e Citovigor posseggono tutta la gamma delle memorie enzimatiche necessarie al funzionamento biochimico della cellula umana. Innumerevoli sperimentazioni effettuate dall’Università di Roma Tor Vergata sui prodotti Citozeatec hanno dimostrato che gli stessi possiedono la straordinaria qualità di coadiuvare e riattivare i processi enzimatici cellulari;
come risaputo, gli enzimi endogeni intervengono con i macrofagi su:
- attivazione della difesa immunitaria aspecifica ,innata e difesa immunitaria specifica acquisita o adattativa contro microrganismi (batteri, virus,funghi, parassiti)
- attivazione del legame e rimozione di tutte le sostanze velenose e dei radicali liberi
- riduzione dell’invecchiamento da arteriosclerosi (colesterolo)
- migliorare la qualità del flusso sanguigno (evitare trombosi)
- liberare il circuito delle conduzioni nervose bloccate
- curare le ferite e alleviare il dolore
- controllo del bilancio acido-basico
- controllo dell’equilibrio equilibrio gastro-intestinale
- controllo del sistema ormonale
- processo di guarigione in caso di malattie infettive (batteri, virus).