La Fibromialgia è una patologia a genesi plurifattoriale. E’ caratterizzata da dolore muscolare diffuso, stanchezza cronica, sonno non ristoratore accompagnato da frequenti risvegli. Rappresenta una delle cause più comuni di dolore cronico diffuso. Purtroppo sottostimata e diagnosticata con difficoltà. Nella sua complessità rappresenta una scommessa importante per la Medicina Integrata.

E’ stato rilevato la presenza di enzimi lisosomiali tali enzimi sono racchiusi negli organelli lisosomiali delle cellule, ma sé le cellule venissero colpiti da veleni, radiazioni ionizzanti e di conseguenza morte della cellula e liberazione dei lisosomi, i lisosomi sono degli enzimi appartenente alla classe delle idrolasi, con il compito di difesa endocellulare, fuori dal proprio organello attaccano  osteoclastica, osso corticale superfici sub periostali, osteonali, endostali  disattivando i processi catalitici del calcio e della vitamina D.

Lisosomi. Sono corpiccioli sferoidali o ellittici, con un diametro variabile da 0,08 a 0,8 nm, delimitati da una membrana che contengono idrolasi acide capaci di degradare una gran varietà di sostanze; si trovano in tutte le cellule tranne gli eritrociti maturi ed hanno un ruolo fondamentale sulle attività di degradazione di sostanze organiche (catabolismo cellulare) essendo particolarmente numerosi nelle cellule a metabolismo molto attivo e anche nei fagociti. Il contenuto di proteine in un lisosoma viene dapprima elaborato nel reticolo endoplasmatico, dove una certa quantità di carboidrati viene addizionata agli enzimi, indi trasferito nel complesso del Golgi per essere immagazzinato in vescicole e definitivamente elaborato. Appena liberati questi lisosomi primari sono relativamente piccoli ma possono fondersi formando lisosomi primari più grandi (0,8μm), contenenti caratteristici granuli densi; i lisosomi primari possono agire nel demolire sia materiali introdotti nelle cellule per endocitosi (eterofagia) sia organuli cellulari usurati, danneggiato o indesiderati (autofagia). Nel caso di eterofagia i vacuoli di fagocitosi (fagosomi) che contengono materiali quali batteri, si fondono con uno o più lisosomi primari a formare lisosomi secondari che presentano segni tipici di digestione quali ad es. rotoli di membrane, detriti fibrillari, ecc.; la vescicola risultante dalla fusione di un fagosoma con un melisosoma viene detta fagolisosoma. Un’altra forma di lisosoma secondario si ha quando piccole vescicole di pinocitosi e endocitosi contenenti liquidi o minute particelle si fondono con lisosomi primari formando corpi multivescicolari; nelle cellule che non si dividono, come i neuroni, corpi residui di questo tipo possono anche fondersi a formare aggregati molto più grandi che rimangono entro le cellule per tutta la vita; sicché in età avanzata nel sistema nervoso sono numerosi ed appariscenti sotto forma di lipofuscina, pigmento ricco di lipidi (pigmento senile). Gli enzimi lisosomiali possono anche essere emessi dalla cellula e in tal caso agiscono su organismi estranei circostanti digerendoli oppure alterando le sostanze extracellulari; l’erosione dell’osso è in parte dovuta ad una azione di questo tipo esercitata dai lisosomi degli osteoclasti, pertanto un anormale rilascio di enzimi può provocare alterazioni nei tessuti adiacenti come in certi tipi di artrite. Le membrane dei lisosomi sono normalmente impermeabili agli enzimi che racchiudono ma, in alcune circostanze, ne permettono la fuoriuscita.

Anomalia omeostatica minerale. Un difetto della mineralizzazione della matrice, per lo più correlate da una deficienza di vitamina D, o a un qualche disordine del suo metabolismo,  determina l’insorgenza del rachitismo e l’osteomalacia. Il termine rachitismo si riferisce all’affezione dei bambini nei quali l’alterato accrescimento dell’osso provoca deformazioni scheletriche; l’osteomalacia si riferisce all’adulto quando il rimodellamento dell’osso non viene completamente mineralizzato.

Iperparatiroidismo. Si distingue in primario e secondario; la forma primaria deriva da una iperplasia autonoma o da un tumore, di solito un adenoma, delle paratoroidi, mentre la  secondaria è comunemente determinata da una prolungata di ipocalcemia che determina una ipersecrezione compensatoria del paratormone. Come in tutte le anomalie metaboliche dell’osso, nell’iperparatiroidismo si  verifica un coinvolgimento dell’intero scheletro, anche se alcuni distretti sono più gravemente interessati di altri; l’iperparatiroidismo secondario non è di solito così grave o prolungato come la forma primaria; pertanto le anomalie scheletriche tendono ad essere più lievi. Per ragioni sconosciute, l’aumento di attività osteoclasctica  nell’iperparatiroidismo interessa l’osso corticale (superfici sub periostali, osteonali, endostali), in misura maggiore di quello trabecolare; il riassorbimento subperiosteo determina assottigliamento delle corticali e perdita della lamina  dura dentale. Il riassorbimento osseo intercorticale è determinato da una deposizione a punta  di lancia degli osteoclasti che occupano e dilatano i canali di Havers e di Volkmann; questi coni di erosione corticale sono caratteristici  dell’iperparatiroidsmo. Nell’osso trabecolare gli osteoclasti entrano nelle trabecole e le dissecano  centralmente, creando un aspetto a binario e determinando quello che è conosciuto come osteite dissecante; poiché il riassorbimento e la neoformazione ossea sono processi interdipendenti non è strano che l’attività osteoblastica sia del pari aumentata nell’iperparatiroidismo. Si verificano microfratture ed emorragie secondarie che provocano l’attivazione  di macrofagi multinucleati e uno sviluppo di tessuto connettivo fibroso fino alla creazione di una massa evidente conosciuta come tumore bruno. I quadri associati di aumento dell’attività cellulare ossea, fibrosi peritrabecolare e tumori cistici bruni sono il segno distintivo grave e conosciuta come osteite  fibrosa cistica generalizzata ( malattia di Von Recklinghausen).

Omeostasi del calcio. Nel descrivere l’iperparatiroidismo è necessario chiarire i concetti fondamentale dell’omeostasi del calcio e mettere in evidenza le caratteristiche biochimiche più salienti dei processi di regolazione degli ormoni paratoroidei, responsabili delle anomalie sopra descritte.

Omeostasi del Calcio e sua regolazione mediata dall’ormone paratiroideo  (PTH) e dall’1,25-diidrossivitamina D. Il PTH ha siti stimolatori su osso e rene  fra la stimolazione dell’attività dellì1 α- idrossilasi nei mitocondri renali che causa una aumentata produzione di 1,25-diidrossivitamina D (calcitriolo) a partire dal 25-idrossicolecalciferolo, il metabolito monoidrossilato della  vitamina D. Le linee intere rappresentano un effetto  positivo, quelle tratteggiate un feed back negativo.

Le modifiche dei livelli di calcio  circolante regolano la secrezione del  PTH attraverso un sensore del calcio associato alla membrana plasmatica  sulla superficie delle cellule paratiroidee.

Si ritiene che la grande maggioranza dei recettori situati sulla superficie della cellula subiscano, per effetto dell’associazione con un ligando all’esterno della cellula, un mutamento di conformazione. Questo ultimo conduce alla produzione di un segnale che altera il  comportamento della cellula bersaglio; le molecole segnale intracellulari così generate prendono il nome di secondo messaggero il primo messaggero essendo costituito da ligandi extracellulari in quanto tali.

Si conoscono due maniere generali in cui i ricettori di superficie generano segnali intracellulari e sono illustrati nella figura sotto riportata.

Due comuni meccanismi grazie ai quali i ricettori della superficie cellulare generano segnali intracellulari: 1) L’attivazione di molecole dell’adenilato-ciclasi associate con la membrana aumenta la concentrazione intracellulare dell’ATP ciclico. 2) Apertura dei canali del Ca2+ a sbarramento, associati con la membrana, permette l’accesso del Ca2+ nella cellula. Per ragioni di semplicità si sono rappresentati i ricettori come se interagissero direttamente con le molecole della ciclasi o con i canali ionici dopo l’associazione con il ligando; in effetti, a mediare l’accoppiamento dei recettori con le molecole della ciclasi e, possibilmente anche con i canali del  Ca2+, intervengono altre proteine come meglio apparirà di seguito descritto. AMP ciclico: mediatore intracellulare ubiquitario.

L’AMP ciclico regola le reazioni intracellulari in tutte le cellule procariotiche e in quelle animali nucleate; viene sintetizzato a partire dall’ATP con l’intervento dell’enzima associato con la membrana plasmatica adenilato-ciclasi, specifici  detti fosfodiesterasi, i quali lo idrolizzano a adenosi-5-monofosfato. I ricettori della superficie cellulare nei confronti dei quali l’AMP ciclico agisce da messaggero intracellulare non agiscono alterando l’attività della fosfodiesterasi, bensì quella della adenilato ciclasi (generalmente stimolandola); per conseguire l’aumento o la diminuzione rapidi della concentrazione di un qualunque  mediatore intracellulare, esso deve essere demolito o allontanato continuamente  e velocemente, come illustrato nelle figure sotto riportate.

Figura di destra: rappresentazione dell’AMP ciclico sotto specie di formula e di modello a spazio pieno (C, H , N, O,P) rispettivamente, Carbonio, idrogeno, azoto, ossigeno e fosforo. Figura di sinistra: sintesi e degradazione dell’AMP ciclico. Sono parecchi gli ormoni e i mediatori chimici locali che agiscono attivando l’adenilato ciclasi; dato che ciascun tipo di cellula animale fornisce  una risposta caratteristica all’aumento dell’AMP ciclico, qualunque ligando attivi l’adenilato ciclasi in una cellula bersaglio da luogo al medesimo effetto. Si rimette la tabella di alcuni effetti indotti dagli ormoni in varie cellule bersaglio mediati dall’AMP ciclico.

 
Tessuto Bersaglio Ormone Risposta principale
Tiroide Ormone stimolante delle tiroide
Secrezione del cortisolo
Ovaio Ormone luteinizzante Secrezione del progesterone
Muscolo. Fegato Epinefrina Demolizione del glicogeno
Osso Paratormone Riassorbimento dell’osso
Cuore Epinefrina Accelerazione del battito cardiaco
Rene Vasopressina Riassorbimento dell’acqua
Grasso Epinefrina, ACTH, Glucagone, Ormone stimolatore della tiroide

Per quanto sopra illustrato, l’attivazione dell’adenilato ciclasi richiede la presenza di almeno tre proteine associate con la membrana plasmatica, interagenti nella successione seguente:

  1. L’ormone che si lega alla proteina recettrice ne altera la conformazione, conferendole la capacità di legare e attivare la proteina G una volta che le due proteine si incontrano nel doppio strato lipidico.
  2. A questo punto la proteina G diviene capace di legare sulla superficie citoplsamatica il GTP (in luogo del GDP); questa associazione muta la conformazione della proteina G nel senso che la rende idonea ad attivare la molecola dell’adenilato ciclasi onde sintetizzi l’AMP ciclico.
  3. Per completare il ciclo la proteina G idrolizza il GTP al quale è legata trasformandolo in GDP, il che ha l’effetto di restituire la ciclasi al proprio stato inattivo originario.
  4. La risposta e nei componenti bioenzimatici della Citozeatec

Uno dei modelli secondo i quali potrebbe funzionare il processo di accoppiamento è illustrato nella figura rappresentata. Citozym e Propulzym indirizzano gli enzimi lisosomiali verso i dittiosomi del golgi, rigenerando le funzioni mitocondriali negli assoni, Mineral P-450 rende disponibile cofattori, coenzimi e componenti sinergici esempio aminoacidi indispensabile per la catalisi enzimatica e per il potenziamento di specifici attività metaboliche.

 
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