GLI ENZIMI SONO I NOSTRI ANTENATI,
COSTITUITI DA AMMINOACIDI SEQUENZIATI
CHE RACCHIUDONO NELLE LORO MEMORIE
IL PIÙ GRANDE SEGRETO DELLA VITA

Citozeatec forte della ultratrentennale esperienza dei ricercatori in ambito enzimologico, ottiene vettori fosforilati denominati modulatori fisiologici. La nuova classe di preparati su cui si fonda la Terapia Complementare Enzimatica (TCE).

Il confezionamento, che utilizza avveniristiche tecnologie in grado di garantire la massima igiene, è localizzato a Peschiera Borromeo (Milano), dove ha sede una società in costante espansione territoriale per l’Informazione scientifica a Medici, Farmacisti, Biologi e altri Professionisti in area sanitaria, in piena aderenza al motto aziendale “Fare, Saper Fare, Far Sapere”, che rappresenta la linea-guida di ogni conquista umana.

Citozeatec affida alla Ricerca l’unico argomento incontrovertibile, l’evidenza clinica, secondo un modello metodologico che è destinato a fare molta strada coinvolgendo “attori” diretti del mondo sanitario e gli stessi pazienti, attraverso una costante comunicazione sui principali Social Media, sempre caratterizzata da eticità, rigorosa scientificità e semplicità di linguaggio. I preparati biodinamici di Citozeatec, del resto, non sono farmaci e non intendono competere con le terapie convenzionali: regolatoriamente parlando si tratta di Integratori alimentari, per quanto ai massimi livelli biotecnologici, e la Terapia Complementare Enzimatica che li utilizza entra a buon diritto nelle strategie nutrizionali di fondo, che accompagnano, sinergizzando, qualsiasi strategia convenzionale, farmacologica o strumentale.

Siamo agli albori di una nuova scienza: l’Enzimologia Biodinamica Clinica, il cui compito sarà diffondere le nuove acquisizioni a tutte le aree specialistiche afferenti: Biochimica, Cardiologia, Dermatologia e Vulnologia, Diabetologia, Gastroenterologia, Geriatria, Infettivologia, Medicina interna, Oncologia, Ostetricia e Ginecologia, Pediatria, Veterinaria. Tutte le branche delle Scienze biomediche sono infatti coinvolte nella svolta rivoluzionaria legata alle crescenti acquisizioni della Ricerca biodinamica.

(Pubblicazioni: PubMed – Ferorelli P)

 

I protocolli rispondono alle variabili necessità della malattia da sostenere a livello energetico
Prendiamo come esempio una malattia, l’enzimopatia, che colpisce la via del pentoso fosfato

La via del pentoso fosfato è una via di ossidazione del glucosio, alternativa alla glicolisi e indispensabile per la produzione di molecole essenziali per la cellula.
Le finalità di questa via sono:

  • Produrre NADPH
  • Produrre zuccheri a cinque atomi di carbonio (pentosi) tra cui il ribosio 5-fosfato
  • Indirizzare i pentosi verso la glicolisi o la gluconeogenesi

Il NADPH è l’agente riducente richiesto in molte reazioni anaboliche.
Il ribosio 5-fosfato è un precursore per la sintesi dei nucleotidi e degli acidi nucleici.
Il ribosio 5-fosfato è molto utilizzato dalle cellule in attiva proliferazione (midollo osseo, cute, mucosa intestinale).
Un’altra delle funzioni della via del pentoso fosfato è quella di prevenire lo stress ossidativo.

Differenze tra NADH e NADPH

Il NADPH (forma ridotta del nicotinammide adenina dinucleotide fosfato) differisce strutturalmente dal NADH (forma ridotta del nicotinammide adenina dinucleotide) per il fatto di avere un gruppo fosfato extra.
Dal punto di vista funzionale, il NADH cede gli equivalenti riducenti alla catena di trasporto degli elettroni, consentendo la sintesi di ATP.
Invece, il NADPH è il donatore di equivalenti riducenti nelle biosintesi riduttive (sintesi degli acidi grassi, del colesterolo, dei deossinucleotidi).

Le vie biosintetiche riduttive sono particolarmente attive nei seguenti tessuti:

  • fegato (sintesi acidi grassi, colesterolo);
  • tessuto adiposo (sintesi acidi grassi);
  • ghiandola mammaria (sintesi acidi grassi);
  • corteccia surrenale (sintesi ormoni);
  • gonadi (sintesi ormoni).

Reazioni della via del pentoso fosfato

La via del pentoso fosfato ha luogo nel citoplasma e consiste in:

  • una fase ossidativa;
  • una fase non ossidativa.
Fase ossidativa

Le reazioni della fase ossidativa sono le seguenti:
Ossidazione del glucosio 6-fosfato da parte della glucosio 6-fosfato deidrogenasi (NADP-dipendente) a 6-fosfoglucono-δ-lattone con produzione di NADPH.

  1. Idrolisi del 6-fosfoglucono-δ-lattone a 6-fosfogluconato da parte dall’enzima lattonasi.
  2. Decarbossilazione ossidativa del 6-fosfogluconato ad opera della 6-fosfogluconato deidrogenasi (NADP- dipendente) e produzione di ribulosio 5-fosfato (pentoso) e NADPH.
  3. Isomerizzazione del ribulosio 5-fosfato a ribosio 5-fosfato.

Nella fase ossidativa si ha la produzione di:

  • NADPH necessario per le reazioni di biosintesi riduttive;
  • ribosio-5-fosfato composto chiave per la sintesi dei nucleotidi e degli acidi nucleici.
Fase non ossidativa

Il ribulosio 5-fosfato può essere convertito anche in xilulosio 5-fosfato.
Nella fase non ossidativa hanno luogo riarrangiamenti molecolari che consistono nel trasferimento di unità a 2 o a 3 atomi di carbonio.
Nella reazione 1, catalizzata dalla transchetolasi, il ribosio 5-fosfato (5C) reagisce con una molecola di xilulosio 5-fosfato (5C) generando sedoeptulosio 7-fosfato (7C) e gliceraldeide 3-fosfato (3C).
(Trasferimento di unità a 2 C dallo xilulosio 5-fosfato al ribosio 5-fosfato).
Nella reazione 2, catalizzata dalla transaldolasi, il sedoeptulosio 7-fosfato (7C) e la gliceraldeide 3-fosfato (3C) interagiscono per formare fruttosio 6-fosfato (6C) ed eritrosio 4-fosfato (4C) (Trasferimento di unità a 3 C dal sedoeptulosio 7-fosfato alla gliceraldeide 3-fosfato).
Nella reazione 3, catalizzata dalla transchetolasi, l’eritrosio 4-fosfato reagisce con un’altra molecola di xilulosio 5-fosfato formando fruttosio 6-fosfato (6C) e gliceraldeide 3-fosfato (3C) (Trasferimento di unità a 2 C dallo xilulosio 5-fosfato all’eritrosio 4- fosfato).

I prodotti finali sono 2 molecole di fruttosio 6P e una di gliceraldeide 3P.

Controllo della via del pentoso fosfato

Il glucosio 6-fosfato è in comune tra la glicolisi e la via del pentoso fosfato.
L’ingresso del glucosio 6-fosfato nell’una o nell’altra via metabolica dipende dalle esigenze energetiche della cellula e dalle concentrazioni relative di NADP+ e NADPH.
Se nella cellula si stanno verificando biosintesi riduttive con consumo di NADPH, i livelli di NADP+ aumentano.
La glucosio 6P deidrogenasi, l’enzima chiave della via del pentoso fosfato, viene attivata allostericamente dal NADP+ e conseguentemente viene attivata la via del pentoso fosfato.
Se i livelli di NADP+ diminuiscono, la via del pentoso fosfato viene rallentata e di conseguenza il glucosio 6-fosfato viene utilizzato per la glicolisi.

Via del pentoso fosfato e stress ossidativo

Il NADPH prodotto dalla via del pentoso fosfato serve anche per mantenere il glutatione allo stato ridotto.
Il glutatione è un tripeptide formato da cisteina, glicina e acido glutammico (Glu-Cys-Gly) (Sotto riportato).
Il glutatione ridotto (GSH) si genera dal glutatione ossidato (GSSG) in seguito all’azione della glutatione reduttasi, il cui coenzima è il NADPH.
Il glutatione ridotto è un potente antiossidante e protegge le cellule dagli effetti negativi delle specie reattive dell’ossigeno (ROS).
I ROS causano:

  • ossidazione proteine;
  • ossidazione acidi nucleici;
  • ossidazione lipidi di membrana.

Le malattie rilasciano quindi numerosissimi enzimi della propria anomalia, occorre eliminarli mediante l’insieme dei prodotti, Citozym, Citexivir, Propulzym, Citovigor, Ergozym e tutti i prodotti bioenzimatici ottenuti dalla conversione degli enzimi.

Conclusioni

tutti i protocolli pubblicati sono frutto di numerose ricerche scientifiche. Non è quindi possibile descrivere tutte le reazioni biochimiche che avvengono nelle numerosissime malattie.

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