Ragadi del capezzolo: come prevenirle e come trattarle
Un piccolo problema che rischia di interrompere l’allattamento al seno
Patologia frequente durante l’allattamento, le ragadi del capezzolo, se non adeguatamente trattate, possono rappresentare un problema serio e compromettere la prosecuzione dell’allattamento stesso, indispensabile per fornire al bambino il corredo immunitario nei primi mesi di vita, potendo anche rappresentare una possibile via di ingresso per microrganismi patogeni, potenzialmente responsabili di mastiti: è quindi di fondamentale importanza sapere come intervenire quando il capezzolo si presenta escoriato e dolente anche dopo i primi giorni di normale dolorabilità dovuta allo stiramento provocato dalla suzione.
CAUSE E RACCOMANDAZIONI PREVENTIVE
La causa più frequente delle ragadi è un “attacco” non corretto del bambino, non abbastanza profondo nella bocca e parzialmente localizzato al bordo gengivale, in modo da causare frizioni meccaniche. Più raramente possono essere provocate da particolari conformazioni della lingua del bambino: frenulo corto che non consente estensione linguale oltre il bordo gengivale o lingua retratta, o dalla tendenza del poppante a serrare le gengive, con conseguente compressione della base del capezzolo. La prima raccomandazione, anche in senso preventivo, è quindi quella di posizionare adeguatamente il bambino in modo che riesca a prendere nella bocca più areola nella parte inferiore del seno e meno nella parte superiore: in tal modo il capezzolo, si dirigerà verso il palato molle del poppante, più che verso la lingua, evitando lesioni da sfregamento. La posizione del bambino, inoltre, deve essere allineata, in modo che il lattante non giri la testa per poppare o stringere le gengive per restare in contatto con un capezzolo che gli sfugge. Importante anche la pratica della “pressione inversa” (“Reverse Pressure Softening”: RPS), che permette di ammorbidire l’areola mediante una pressione continua, forte ma non traumatica, quando la mammella risulta edematosa e tesa al punto che il poppante non riesce a prendere in bocca l’intero capezzolo ma solo la punta, provocando lesioni. La RPS va praticata in posizione supina, per sfruttare la forza di gravità: appena prima della poppata si applicano le dita delle mani alla base del capezzolo, imprimendo pressioni profonde verso il torace per un minuto. In tal modo i liquidi che provocano edema vengono sospinti indietro, liberando e ammorbidendo l’areola e consentendo al poppante di attaccarsi adeguatamente. L’eccesso dei liquidi può anche essere trattato con massaggi che partono dal- la mammella, diretti verso l’ascella.
RIMEDI
Utilissima risulta l’applicazione di una compressa di acqua calda immediatamente dopo la poppata. Inutili i trattamenti antibatterici o cicatrizzanti locali, sia per evitare che anche piccole quantità residue vengano assunte dal bambino durante la poppata sia perché il latte materno è per sua natura cicatrizzante e antibatterico: raccomandabile, quindi, al termine della poppata e dell’impacco caldo, spremere qualche goccia di latte e spalmarlo sulla ragade. Solo in caso di infezione conclamata il medico potrà prescrivere preparati topici antibiotici, da utilizzare al termine della poppata e avendo cura di lavare bene l’area prima della successiva. Molto importante mantenere i capezzoli asciutti, evitando quindi l’uso prolungato di coppette umide che potrebbero contribuire alla macerazione cutanea del capezzolo. In caso di perdita di latte fra una poppata e l’altra meglio il ricorso (per breve periodo) a conchiglie forate, da mettere sotto un reggiseno abbondante, per evitare lo sfregamento provocato dalla stoffa del vestito sui capezzoli. In casi particolarmente gravi si può arrivare ad una temporanea sospensione dell’allattamento al seno, utilizzando tiralatte e somministrando immediatamente con biberon il latte raccolto (eventuale latte in eccesso va conservato in bottigliette sterili in frogorifero, dato il veloce deterioramento a temperatura ambiente). Molte sostanze topiche e dispositivi sono state proposte per prevenire e curare le ragadi, senza particolare successo, mentre un significativo aiuto è offerto dall’impiego dei preparati naturali che si utilizzano nella TCE (Terapia Complementare Enzimatica): ottimi risultati si ottengono infatti spalmando Citozym sul capezzolo, prima e dopo l’allattamento, per il suo effetto bioriparatore topico, senza alcun problema per il poppante che è già munito di enzimi digestivi presenti nella saliva. Un altro prodotto citoenzimatico (Citovigor), dolce e di sapore particolarmente gradevole può essere spalmato sull’areola prima della poppata, invogliando il bambino a succhiare in profondità.
Ricordiamo sempre che l’allattamento naturale non ha eguali e che la sua sospensione deve essere limitata solo a casi, estremi e rari, di reale impossibilità a proseguirlo. Questo non solo per la natura dei componenti nutrizionali del latte materno, l’alimento perfetto per il neonato ai fini di una corretta crescita, ma anche per il rinforzo immunitario che l’allattamento naturale conferisce e per l’ormai accertata correlazione inversa con futura obesità, oltre ad essere economico, sempre disponibile, e importantissimo anche sul piano dello sviluppo psicoemotivo del bambino per il contatto diretto con la madre, in prosecuzione dell’intimità legata alla vita intrauterina.