Per questo motivo, quando non è possibile identificare con precisione il virus responsabile, si preferisce parlare di sindrome influenzale.
La terapia della sindrome influenzale è prevalentemente destinata a controllare la sintomatologia piuttosto che a combattere direttamente i virus coinvolti.
Le ragioni fondamentali sono due:
- da un lato perché, con i test attualmente disponibili, non è possibile effettuare una diagnosi eziologica precisa in tempi utili quando l’epidemia è già in atto
- dall’altro perché i farmaci antivirali esistenti sono attivi sui virus dell’influenza, ma non su tutti gli altri.
E’ conoscenza consolidata che le strategie messe in atto, per contrastare la sindrome influenzale, sono molte e variegate.
Nonostante la prevenzione attuata tramite vaccini o immunomodulatori anche di tipo naturale (Echinacea, micro-immuno terapia, ecc.) sappiamo per esperienza che non esiste una regola valida “in assoluto” per derminare a priori l’attività dei virus influenzali H1N1, A, B, H3N2, ecc.
Se da un lato Louis Pasteur affermava che: “Il germe è tutto, il terreno è niente” dall’altro Claude Bernard ribatteva: “Il terreno è tutto, il germe è niente”.
Un modo diverso e opposto di focalizzare l’attenzione sulle cause – virus oppure sull’organismo che li ospita?
Solo in punto di morte Pasteur diede ragione a Bernard, infatti, se il virus o il batterio, in caso di sovrapposizione) fosse più importante ne deriverebbe che tutta la popolazione dovrebbe farsi la sua “settimana” di influenza“.
Sappiamo per certo che non è così.
La ricerca di oggi e le nuove scoperte
Le moderne ricerche hanno dimostrato che tutti e due gli aspetti sono da tenersi in considerazione: sia il “virus (o germe)” che il “terreno”, poiché si può ragionevolmente affermare che dalla loro interazione che nasce la malattia.
E’ quindi chiaro che, qualunque mezzo si scelga per contrastare la sindrome influenzale, è necessario intervenire con più attemzione sul “terreno” del paziente, soprattutto se esistono ricadute frequenti nel breve periodo.
Particolarmente attenzione hai bambini e agli anziani che potrebbero presentare ricadute.
Il “protocollo a supporto” sviluppato da Citozeatec implica richiami sui processi biochimici endo ed eso-ergonici del nostro organismo, in riferimento ai metabolismi omeostatici, e sulle caratteristiche biochimiche dei virus.
Tradotto in parole semplici sia per la prevenzione che per il trattamento della sindrome influenzale in fase acuta.
Il protocollo studiato dall’azienda dovrebbe essere eseguito per 7-8 giorni nei casi normali e per 20-30 giorni in casi di pazienti che presentano frequentemente ricadute.