Scoperta nel 1882 da R. Koch, dal cui nome deriva il termine “Bacillo di Koch” per definire il Mycobacterium tubercolisis, l’agente patogeno che la sostiene, la TBC è una infezione aerotrasmessa che colpisce i polmoni e può estendersi ad altri apparati ed organi, ancora diffusissima nel mondo, in aumento anche dove pareva vinta, a causa del fenomeno migratorio da aree sottosviluppate che sta caratterizzando gli ultimi quattro decenni.
Ogni anno la TBC è responsabile nel mondo di oltre due milioni di morti, interessando secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità circa un terzo dell’intera popolazione del pianeta. Nel nostro Paese la malattia è caratterizzata ancora da bassa incidenza (meno di un caso ogni 10.000 abitanti) ma, se la sua diffusione viene costantemente monitorata, paradossalmente la classe medica ha “abbassato la guardia” rispetto alle generazioni precedenti che avevano portato addirittura a figure specialistiche in Tisiologia e alla creazione di ospedali in aree salubri (i cosiddetti “sanatori”). L’immunità svolge un ruolo importantissimo e si ritiene che il 90% dei pazienti contagiati si immunizzi per sempre senza complicazioni, e senza bisogno di ricorrere ad alcun tipo di farmaci. Per questo motivo distinguiamo la tubercolosi cosiddetta latente (infezione tubercolare) dalla tubercolosi attiva (malattia tubercolare). Nel primo caso i patogeni restano nell’organismo in uno stato latente ed il soggetto non sviluppa segni e sintomi e non è contagioso; la tubercolosi attiva invece si trasmette facilmente determinando quadri clinici anche di grande gravità, inspiegabile e rapida perdita di peso con febbre, intense sudorazioni notturne, brividi, inappetenza e stanchezza ingravescente, fenomeni accompagnati dalle manifestazioni patologiche correlate ai distretti interessati, principalmente i polmoni, con tosse che perdura per settimane, dolori toracici durante la respirazione e frequente emottisi (espettorazione con sangue).
Localizzazioni extrapolmonari
Se i germi della tubercolosi riescono a passare nel torrente ematico l’infezione può disseminarsi anche ai reni, al sistema linfatico, all’apparato genito-urinario, alla colonna vertebrale, all’apparato circolatorio, alla pelle e al cervello. La tubercolosi della colonna vertebrale può causare dolori mentre la localizzaione renale puo portare ad ematuria (sangue nelle urine). dolori alla schiena, mentre la tubercolosi dei reni si accompagna frequentemente ad ematuria (ematuria = sangue nelle urine; emottisi = espulsione di sangue con la tosse). La diffusione della TBC in sedi non polmonari è maggiormente frequente in età pediatrica e nelle persone immunodepresse o trattate con farmaci che diminuiscono l’immunità, come ad esempio i cosiddetti “biologici” utilizzati per il trattamento di forme gravi di psoriasi.
Fattori di rischio
La TBC può colpire persone di ogni età, indipendentemente dal sesso soprattutto in presenza di malattie autoimmuni, AIDS, diabete, insufficienza renale o in trattamento prolungato con farmaci steroidi e altri immunosopressori, come i già citati farmaci “biologici” (anticorpi monoclonali). I principali fattori di rischio sono:
• CONVIVENZA CON PAZIENTI AFFETTI DA TBC CONTAGIOSA
• COMUNITA’ SUPERAFFOLLATE
• MALNUTRIZIONE
• ALCOLISMO
• DIABETE
• TOSSICODIPENDENZA
• INFEZIONE DA HIV
L’aumento dei casi di tubercolosi dagli anni ’80 si spiega sulla base della crescente diffusione del virus HIV, l’agente dell’AIDS e con l’aumento del fenomeno delle resistenze batteriche.
Diagnosi
Il primo esame è la radiografia del torace, in quanto la presenza di lesioni nodulari polmonari è patognomonica, cioè indicativa, la conferma diagnostica viene però dalla identificazione del Mycobacterium tuberculosis, con varie tecniche di laboratorio. Un alternativa all’esame microbiologico è offerta dalla reazione polimerasica a catena (PCR) su materiale biologico che evidenzi la presenza di DNA batterico. Il test cutaneo della tubercolina (reazione di Mantoux) rivela l’avvenuto contatto con il patogeno della tubercolosi e risulta positivo anche in caso di infezione primaria quando cioè il paziente è stato infettato senza sviluppare malattia. Una risposta positiva al test cutaneo non è quindi indicatore di di malattia, ma solo di pregressa infezione tubercolare. Ultimamente sono stati approntati test diagnostici da eseguire su campioni di sangue alternativi al test cutaneo: presentano una specificità maggiore rispetto al test intradermico, misurando in vitro la quantità di interferone gamma rilasciato da cellule mononucleate del sangue dopo stimolazione con antigeni tubercolari (IGRA-Test: Interferon-Gamma Releasing Assay). Nei pazienti vaccinati contro la tubercolosi (vaccino BCG), l’uso del test IGRA è utile per conferma in caso di positività al test della tubercolina. Un test IGRA negativo indica assenza di infezione tubercolare anche se il test della tubercolina ha dato esito positivo.

Terapia
L’argomento è troppo complesso e specialistico per essere trattato in questa sede a carattere evidentemente divulgativo: a titolo esemplificativo la sottostante tabella riassume i principali farmaci coinvolti nelle strategie antitubercolari:

Riteniamo comunque utile raccomandare ai lettori di segnalare ai curanti la persistenza di segni e sintomi come quelli sopra indicati, di evitare le potenziali situazioni di contagio, di seguire una alimentazione varia e calibrata e di mantenere efficace la propria immunità, anche con l’utilizzo dei nostri protocolli, in grado di normalizzare il “terreno enzimatico” ostacolando la diffusione dei micobatteri.